Autogrill.
Fermi dopo 3 o 4 ore di viaggio…
Panino. Autostrada. Monti. Prati. Città.
Eugenio lo ha voluto definire un “non-luogo”. Ma soprattutto..
La poesia.
Non sapete quanta ce ne era. La si sentiva nell’aria, nell’asfalto, nelle ossa.. Il viaggio, la pausa, la partenza, l’arrivo…
La radio che parla di catastrofi, e tu cambi frequenza, preferendo un pezzo, ormai definito “vintage“.
La poesia di un film italiano che.. Si sa. In Italia fanno solo film di merda (i vostri commenti con tanto di hashtag, #filmdimmerda, tutto attaccato, due emme, per me una XL, grazie. No dicevo, una XL per i boxer… Eh sì, due coglioni così).
Alcune volte siamo così distratti che non ci accorgiamo della poesia che abbiamo attorno.. È ovunque. E ci passiamo così tante volte attraverso, da diventarne insensibili. (Pubblica foto. Due babbà. Scrivi commento. “Magnatv sti duj babbà”)
Era poesia…
Sigaretta, caffè e i pensieri del mattino.
Era poesia il risveglio dopo una nottata per strada.
Era poesia la sveglia del lunedì mattino.
Era poesia il suo sguardo, il suo profumo, le sue gambe.
Era poesia quella bruciatura ancora visibile sul tuo giubbino.
Era poesia il primo bacio, ma anche il secondo e pure il terzo..
Era poesia quando dicesti “ti amo“, ma era poesia anche quando dicesti “basta“.
C’era così tanta poesia, che andava solo raccolta. E trascritta. Ma tu, io… Eravamo distratti.
(Guard quant è bon chest! Metti mi piace, muovt!)
E mentre scrivo ‘sta cosa alla Federico Moccia (Tre metri sopra al tetto, a vedere le stelle, perché sono belle belle belle. Armani. Pickwick. Marche varie per fare soldi. Bacio. Sesso. Amore. Odio. Faccio il figo.), è poesia il fatto che mi sia fermato con l’auto, giusto per trascriverla…
(È poesia anche questo che mi sta sorpassando con la macchina e mi sta mostrando il dito medio. A Sort!)
Ed era poesia ieri. Oggi. E anche domani, ci sarà. Tranquillo.
Anche Moccia. Purtroppo.. Era meglio che invece di cogliere la poesia… Coglieva le melanzane. Che sfiga…