Come stai?
Sono giorni che me lo chiedo…
La vita mi scorre addosso
come un treno senza fermate.
Non so come raggiungere me stesso,
a soli sette kilometri da casa.
Ho perso tante occasioni nella vita.
Tanti passi la mia strada.
Ho chiesto un po’ in giro…
Nessuno conosce la fermata.
Come stai?
Sono giorni che me lo chiedo…
Oggi il cielo era incerto.
Non sapeva dove andare.
Ho visto una nuvola invisibile,
deridere il sole, e scappare.
Oggi il paradiso era diverso.
Non sapeva cosa fare.
Ho visto un angelo strapparsi le ali,
cadere in terra, ed urlare.
“Come stai?
Sono giorni che me lo chiedo…”
La sua voce di mille specchi
si rifletteva per tutto l’Ade.
Saltellava alle spalle del cielo
al cospetto delle perdute anime.
Ma Lucifero era sordo.
Troppe urla nella sua reggia.
Ogni pensiero qui profuma
solo di zolfo e sofferenza.
“Come stai?!
Sono giorni che me lo chiedo…”
Ma l’angelo non si afflisse
e continuò a gridarlo ancora…
Finché il suo urlo, di voce piena,
raggiunse a brividi, la sua schiena.
Lucifero le sorrise,
ma Dio se ne accorse.
Pochi posti in paradiso,
e quell’angelo esplose.
Come stai?
Sono giorni che me lo chiedo…
E quell’urlo da lui strozzato
si dimenò tra le pareti ancora.
Divenne cantilena e poi condanna
per chi di sofferenze vive l’ora.
Ma Lucifero non si afflisse.
Rispondeva ogni giorno, ora.
E tra le urla della notte
quella voce, tornava ancora.