L’università è la mia raccomandazione alla disoccupazione

Parliamone.
Non sto scrivendo questo post perché non ho voglia di studiare. Fra qualche mese mi laureo, in meno di un anno… (Vuless’)

Ma voglio fare un discorso inutile per scoraggiare le generazioni che verranno.

Che cazzo devo dirvi?

Ah sì. Non ci sperate.
L’università non è manco più un foglio di carta.

Parliamone. Ancora.

Quello che voglio dirvi è questo…
Se ci volevano prendere per il culo, ci sono riusciti alla grande.

Perché?

Le prime avvisaglie erano già percepibili dalla nascita di facoltà come “studi sulle cronache di Narnia e sulla pericolosità di intraprendere un viaggio in un armadio”, fino ad arrivare all’inefficienza delle strutture, passando però da Di Matteo per prendere una frittatina. Non me ne vogliate. Ognuno fa le sue scelte.

Ma lo sapevamo…

Lauree come “Scienze della comunicazione”, lingue o qualsivoglia materia umanistica, possono essere: ridotte a tre anni, comparate con un corso formativo o prosciugate di tanti corsi inutili che non servono ai fini lavorativi.

Ditemi che ha un senso “l’esame a scelta”… Davvero. Perché non lo trovo.

Ditemi che ha un senso il conseguimento dei CFU. I punti. Brav… Ma cu sti punt mi date la pinin farina?
No?!
Lot.

I corsi della magistrale che frequento (ahahah frequento) sono praticamente gli stessi della triennale, solo con qualche capata storta dei docenti che decidono di soffermarsi su determinati autori.

Non fraintendente. Non dico che non sia interessante… Anzi.

Ma da un punto di vista lavorativo… Che cazzo sto facendo?

La mia laurea non vale manco come abilitazione all’insegnamento… No. Perché se vuoi l’abilitazione, devi fare un altro anno di TFA….

Ah?
Cioè praticamente: Cacc e sord.
Ahhh.

Ed è questo il problema. Compriamo cultura… Ogni giorno.
Ma paghiamo a prezzi elevati un prodotto che non è sempre ottimale.

E lo sappiamo! Lo sappiamo!

L’università non è più quella di una volta…

Adesso si iscrivono tutti e non sanno manco bene a che cosa…

Per carità. Non è che mo la gente non si può iscrivere…
Il discorso è un altro.

Prima si poteva fare un lavoro decente anche senza aver conseguito una laurea.

Mo è diverso… Vuò faticà?
T serv a laurea.

Ed è questo un altro problema fondamentale…

Le vittime di questa categorica conseguenza, si dividono in due grandi gruppi:

  1. Mi iscrivo a una facoltà che mi permetta effettivamente di lavorare (tipo ingegneria, farmacia).
  2. Mi iscrivo ad una facoltà interessante come “lingue” o scienze della comunicazione, e studio qualcosa che realmente mi piace.

Ok.

I primi abbandonano quando capiscono che per fare ingegneria, almeno devono sapere come si fa ad accendere la macchina per raggiungere la facoltà.

I secondi, può darsi pure che si laureano, ma vicino all’attestato ti inseriscono anche un manuale su come compilare il modulo per la richiesta dell’assegno di disoccupazione in 40 lingue diverse.

Non me ne vogliate… Ma l’istruzione italiana ha davvero rotto il cazzo.

Sono cinico, lo so.
Ma ci sono anche le eccezioni…
Ogni tanto qualcuno si arruola.
(Buuuuu)

Pass sta spugn…
Sti piatt so semp spuorc!

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