Sono a Modena.
Voglio un caffè.
Entro in un bar.
Due tizi conversano al bancone col barista, facendo colazione.
(Se vi state stupendo di questa new entry, è normale. Ebbene sì, ho usato una virgola)
Mi avvicino al bancone e il barista mi accoglie calorosamente.
Chiedo un caffè.
Il barista inizia a prepararmelo.
Durante la preparazione, i tre riprendono a conversare sulle partite di calcio che sono state giocate il giorno precedente.
Gettano sfiga sulla Juve, discutono sulle prossime partite…
Ma a un CETTO punto…
Succede un qualcosa.
1 qualcosa.
Un qualcosa.
Il barista continua a parlare, ma nel suo accento, c’è qualcosa che non funziona.
Parla bene in italiano, si esprime con piccole cadenze emiliane… Ma qualcosa, inesorabilmente, gli sfugge…
Secondo me, è napoletano.
[Patologia number one, i napoletani si riconoscono e diventano improvvisamente parenti dei conoscenti sconosciuti che hanno conosciuto in frangenti sconoscenti]
Cit. sConfucio.
Inizio ad ascoltare con attenzione ogni parola del suddetto barista, per poter identificare la sua provenienza.
Finisco il caffè. Pago.
Niente.
Lo stronz* non si tradisce.
Ritorno nel bar a un’ora dal mio first ingresso.
Voglio un altro caffè.
Il barista, al mio arrivo, non c’è.
La porta del bar è momentaneamente chiusa.
Chiedo al cliente seduto all’esterno del bar, se è stato chiuso.
Mi dice che non sa niente.
Arriva il barista con un vassoio tra le mani.
Probabilmente sarà andato a fare qualche consegna.
“Eccomi!”
È il momento di gettare l’esca.
“T’Appost!” (Tutto a posto)
Apre la porta del bar ed entriamo.
Il barista conversa tranquillamente con me, ma ancora una volta… Non si tradisce.
Mi sento abbattuto… Non scoprirò mai se questo tizio è napoletano.
“Cosa ti faccio caro?”
“Un caffè, grazie” gli dico ormai afflitto.
E mentre le mie speranze stavano per svanire…
Mentre stavo per prendere la decisione di votare “sì” al referendum e scrivere il fottutiss*** qual’è con l’apostrofo…
Ecco che arriva il segno divino.
L’acqua.
Il bicchiere d’acqua.
Senza motivo il barista mi versa il bicchiere d’acqua per il caffè.
Non lo aveva fatto in precedenza.
E di colpo…
È già mattino.
Bevo quel bicchiere d’acqua come se provenisse dall’unica fonte rimasta disponibile sulla Terra.
Ve lo giuro.
Era senza olio di palma, di Matteo o di Rino.
Il più bel bicchiere d’acqua calda della mia vita.
E con le lacrime agli occhi, non posso far altro che esclamare un sonoro…
“Bella fratè!!!”
Che non ho detto.
E ci sposammo.
FINE.