14 anni.
Greatest Hits Articolo 31.
Camera di mio fratello Paolo.
Non avevo voglia di ascoltare la solita musica che girava in TV e sentivo il bisogno di dover cambiare.
Inserii il CD nello stereo e iniziai ad ascoltarlo.
A quanto pare i miei fratelli e mia sorella mi avevano cresciuto bene.
Tutte le canzoni che ogni tanto canticchiavo in casa, e che tanto mi piacevano perchè “orecchiabili”, appartenevano a quel gruppo: gli Articolo 31.
La mie influenze musicali alle medie spaziavano dalle canzoni dei cartoni animati della Disney, fino ad arrivare ai Luna Pop, Tiziano Ferro, Anastacia, Eminem, Michael Jackson e qualche brano di Natale di Mariah Carey.
Non avevo gusti. Solo motivetti.
E mentre ascoltavo il Greatest Hits degli Articolo, ci fu un brano in particolare che catturò la mia attenzione:
“Tocca qui”.
Cominciai a piangere dalle risate. Quel pezzo era stupendo.
Volgare, ma allo stesso tempo sbloccò il parental control assiduamente attivo nella mia testa.
Posso dire che quel brano, con un paio di ascolti, mi fece crescere…
Iniziai ad imparare tutti i brani degli Articolo… Vecchi e nuovi. Arrivai a scuola e iniziai a cantare tutte le canzoni ai miei amici.
Eminem lo adoravo, ma gli Articolo erano molto più accessibili, più vicini, italiani…
All’uscita di Italiano Medio, alcuni ragazzi della mia classe lo acquistarono prima di me.
La moda era esplosa… Ed era una moda positiva per una scuola media nella provincia di Napoli.
I neomelodici non erano poi così forti nella nostra classe. Al massimo qualcuno si limitava ad ascoltare Gigi D’Alessio, Gigi Finizio. Niente di particolarmente preoccupante.
Alle superiori gli Articolo mi hanno accompagnato costantemente… Nonostante i miei ascolti si stessero allargando a dismisura, abbandonando la musica commerciale del tempo e distaccandomi da quella fetta della mia generazione che si focalizzava solo sui pezzi “house”, loro erano sempre presenti nel mio mp3 da 512 mb durante il tragitto da scuola a casa nella CTP…
I tamarri non ascoltavano gli Articolo 31 perchè li definivano un gruppo per i punkabbestia.
I “ragazzi alternativi” li odiavano perché erano commerciali. Quella non era musica. La musica era altro…
Io li difendevo sempre perché loro, a differenza di molti altri… Mi rappresentavano.
Mi costruivano. Mi stavano crescendo. Mi consolavano quando ne sentivo il bisogno.
Stavo crescendo cullato dalle paranoie di un Ax tormentato nella prima fase della sua vita (“Messa di Vespiri” – “Così com’è” – “Nessuno”) che però poi ha raggiunto l’apice della sua espressione musicale con album come “Xchè Sì” (o almeno a mio parere) fino ad arrivare a parlare a una generazione nuova ed emarginata con album come “Domani Smetto” e “Italiano Medio”. C’era un’Italia che andava ascoltata, motivata, e loro lo stavano facendo…
Io ero un seguace. Sempre fedele. Sempre fiero. S.F. Sempre costante.
Ma ora… Cosa posso dire?
Mi sento ancora rappresentato? Sono ancora vicino alle tematiche trattate da Ax?
La musica commerciale che io disprezzavo (nonostante gli Articolo fossero a loro volta, un gruppo in un qualche modo POP), adesso ha assunto l’aspetto dei miei miti. Del mio mito.
Il mio mito è diventato il volto POP della nuova generazione.
E di riflesso… Io dovrei essere felice.
No?
Come mi era successo alle medie, le persone hanno compreso adesso la grandezza di un personaggio che mi ha aiutato a crescere e maturare…
Ma purtroppo, non è così.
Non ho abbandonato Ax quando ha iniziato il suo percorso da solista.
L’ho abbandonato dopo il terzo album… Da “Meglio Prima” ho smesso definitivamente di ascoltarlo… Di seguirlo. Ho acquistato anche il “Bello d’esser brutti”, davvero…
Alla Feltrinelli non ho saputo resistere. L’ho visto, mi ha preso la nostalgia, e l’ho acquistato.
Non sono stato soddisfatto. Purtroppo.
La caduta, è arrivata poco dopo “Decadance”.
Ironia della sorte, è stato l’ultimo album che ha segnato la caduta, la decadenza del mio mito.
Io sono stato cresciuto con brani come “La nuova stella del pop”, dove Ax prendeva per il cu** tutti i nuovi Talent Show che stavano spopolando in tv. Io non li guardavo perchè TU mi avevi dimostrato che erano mer**! E invece qualche anno dopo, ti ho trovato lì.
Hai sempre detto ai tuoi seguaci di spegnere la TV, di non guardarla. Ed ora sei lì, in TV, in prima serata… Con la gente che hai sempre declassato nei tuoi testi. Con la gente che ci hai sempre raccontato come parte di un’Italia marcia. Che adesso pare, non puzzi più così tanto…
Con questo non voglio dire che la tua opinione non possa cambiare.
Con questo non voglio dire che tutto ciò che passa in TV è mer**.
Con questo non voglio dire che rivoglio gli Articolo 31 indietro.
Non è la nostalgia, la rabbia, il dolore, il tradimento che avverto in questo momento…
Quello che so di aver perso, è quel mito che mi ha sempre regalato nuove emozioni con le tematiche che trattava.
Aldilà degli alternativi, dei tamarri, dei borghesi o dei proletari. Un pensiero laterale semplice, diretto e non stereotipato.
Ma questa è ormai un’altra storia.
Adesso mi ritrovo ad aver preso la fatale decisione nella mia crescita personale come individuo nella società: le nostre strade si dividono.
E questo non perché non riesco ad accettare le scelte che hai preso in questi ultimi anni con i relativi motivi che vi sono alle spalle… Ma perchè io sono stato cresciuto da TE in questo modo, in maniera tale da non accettare tutte queste diverse forme di spettacolo, di espressione musicale e di rappresentazione della società italiana che non sono altro che MER**. Me lo hai insegnato tu… E non posso fare altrimenti.
Non è la creazione del personaggio Rovazzi che mi spaventa. Sinceramente me ne fot** poco. Mi ritrovo a canticchiare il motivetto, e mi sento più vuoto di prima.
Non è la collaborazione con Fedez che mi da fastidio. Non lo ascolto semplicemente perché non mi dice nulla. Niente di nuovo, niente di che.
Non è il discorso del “commerciale” che mi da fastidio… Anche perchè me ne fot** totalmente di queste definizioni.
Il problema è che non ho più nessuna arma a disposizione per poter difendere le scelte del mio mito. E come personaggio pubblico, in un qualche modo, devi fare i conti non solo con gli “haters”… Ma anche con chi per una ventina di anni, ti ha seguito, finanziato e si è fidato ciecamente di te, senza mai obiettare alle tue scelte.
Grazie di tutto.
Ma questo è tutto.
Un abbraccio.
Davide S.