La poesia che avrei dovuto scriverti – [“Mutande”, Parte 2]

Hai la morte negli occhi,
e la bocca di parole.

Non molte donne mi hanno colpito così tanto al primo sguardo.

Depresse, lunatiche… Un po’ strane.

Le mie donne hanno sempre avuto qualcosa che non andava.

Adoro le gambe, i capelli lunghi, il bell’aspetto.

Ma il viso… Gli occhi.
Mi fottono sempre.

I tuoi baci hanno il gusto di chi ha amato tanto nella vita…
Una buona amante, che non sa più che cosa amare.

Beh, capita.
Ci sono tante cose che potresti amare.

Tipo la musica, la politica, questo nuovo modo di non fare poesia.
Tante cose – che ti potrebbero anche annoiare.

La passione, si.
La rabbia.
Il volgare fare altro.

Il volgare che mi piace.
Ti dipingo un po’ perversa,
nelle poesie sembra sempre naturale.

Siamo cacciatori, amanti, attori…

Ti sto immergendo in un mondo che ho imparato a controllare.

Il mio essere schiavo di vizi, piaceri e malsane usanze.

Così…
È troppo facile farti sbagliare.

Hai la morte negli occhi.
La bocca di parole…

Io su te,
non ho piani definiti.

Ho un letto,
belle parole,
qualche bicchiere di vino
e qualche barzelletta da raccontare.

Ho davanti a me solo oggi.
“Domani” è una canzone che non posso più ascoltare.

L’amore rende deboli.
I vizi ti fanno collassare.
Oggi sono vicino.
Domani su una nave.

Non ho capito un ca*** della vita.
Mi prendo la briga di non fartela apprezzare.

Sono a due mila chilometri dal conoscere me stesso e ho ancora qualche birra da comprare.

Questo è lo strano caso di Davide Sasso.

Ci metto la faccia, non solo le parole.

E questo vecchio modo
di affrontare le relazioni,
l’ho già visto ammazzare.

Io e te siamo già morti.

La mattina è già arrivata.

Brucia ancora questo sole
e sei già sulla porta di casa.

La via è solo una.
Posso solo lasciarti andare.

Ci vediamo un altro giorno.

Sigaretta.
Caffè.

E dire a tutti,
buona giornata.

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