“Ma qua l’acqua scende in continuazione?”
“In che senso?”
“Dico qua, dove immergi il bicchiere”
“Si, esce sempre acqua”
“E non se ne spreca troppa? Costerà tanto, no?”
“Beh, non più di tanto. Ma almeno così bevi una birra decente”
Eh sì. Chissà come lo spiegherei a un bambino in Africa. Ma lasciamo perdere…
Ormai non si parla più dello spreco d’acqua… Avranno trovato una soluzione.
O probabilmente… L’argomento non fa più notizia.
Tutta quest’acqua mi sta rimandando indietro… Aldilà della voglia di pisciare.
Questo locale non ne sa nulla…
Questa è una storia di agosto.
Una storia di mare, sole e sale…
Non so che avventure avete avuto quest’anno. Agosto è il mese perfetto per le corna, per le pause e per le orge.
La mia storia sarà certamente più pudica della vostra (brutti maialoni e simpatiche porcelline), ma Lei aveva un nome che deve essere assolutamente raccontato – si chiamava Janine, e aveva 16 anni.
Tranquilli, io ne avevo 14.
In un camping village per famiglie.
E tutto, ebbe inizio così…
Ero nella sala giochi a ca***ggiare. Se non sbaglio una partita a flipper, o una cosa del genere.
Correva l’anno 2005.
Ormai tutta la mia comitiva era sparita dal campeggio. Erano rimasti due-tre amici. Un anno particolare.
Mio padre ci aveva regalato tre-quattro settimane di vacanze.
Gli ultimi giorni lì, erano un po’ una palla.
Ad un tratto comparvero due figure minute nella sala giochi, accompagnate da una ragazza…
Una delle due figure minute era Marcel, fratello di Janine, seguito dal suo amico Patrick.
Ricordo che mi ci vollero circa 5-6 secondi per capire quanto fosse bona Janine.
Andai al bar, avevo bisogno di un sostegno.
Incontrai due amici – c’erano Domenico e Antonio. Al bar comparvero anche Janine e i due folletti.
Da buon maschio alpha dissi ai ragazzi: “oh guagliù, guardate a chella!”
Ci vollero altri 5-6 secondi anche per loro per esclamare un sonoro: “a facc’ ‘ro ca**’!”.
Janine e i ragazzini tornarono nella sala giochi.
Noi ci caricammo, raggiungemmo la sala giochi ed entrammo con un sonoro: “buonaseeeeeera!”.
…
Non ci fu alcuna risposta.
Uno dei folletti parlò.
Ricordo ancora la faccia di Domenico. Era sconvolto.
“Noooo!”
Erano tedeschi. Janine era tedesca.
A quel tempo non avevo ancora preso una laurea in lingue. Avevo appena concluso il primo anno all’I.T.I.S. E. Majorana di Somma Vesuviana.
Il mio professore di inglese, fino a quel momento, era stato Eminem.
Il livello che avevo raggiunto era definibile come “D Rial Slim Scedi Plis Stend Ap”. Proprio scritto così.
In un qualche modo, iniziammo tutti a parlare.
Come sempre, ai miei 14 anni di età, avevo sempre due anni in più dichiarati. Era logico.
Prendi l’età dichiarata di un ragazzo minorenne, e fai meno due, così otterrai l’età effettiva.
È una legge matematica.
Raggiunti i 17 anni si fa più uno.
A 18 anni finisce il gioco. Diventi vecchio abbastanza per menartela.
Finimmo sulla spiaggia dopo ca**eggi vari… Io e Janine ci eravamo praticamente distaccati da tutto il resto.
Mi scrisse una frase sul cellulare. L’unica che conoscevo in Germanese.
Mi fece leggere:
“Ich liebe dich”.
Ma… Ma comm’è!?
Le dissi che sapevo cosa significava. Lei mi sorrise. Avevo 14 anni.
Non le ficcai la lingua in gola per inesperienza.
Passò un giorno e decisi di farmi accompagnare da Janine a salutare delle amiche fuori il campeggio.
Era sera… Raggiungemmo questo lido dove feci tutti i saluti che si dovevano fare.
Tornando indietro, c’era della musica di mer** nell’aria e Janine cominciò a ballare.
Mi ballava vicino e rideva.
Conobbi la malizia e l’erotismo in un’unica sera – “Piacere, Davide!”
Presi Janine tra le mie braccia, e la baciai.
Avevo 14 anni, ok. Ma ero già alto un metro e ottanta. Janine era alta quanto me. Sembravamo più grandi dell’età che realmente avevamo.
Quella sera, e le altre che arrivarono, ci baciammo ancora e ancora.
Tornavo a casa con succhiotti e altre cose da giovani.
Vedemmo l’alba insieme. Facemmo la doccia insieme.
Era una piccola favola estiva.
Quando ci salutammo, ci scambiammo le e-mail.
Continuammo a sentirci per diversi mesi attraverso la posta elettronica.
Era tutto romantico…
Mi invitò all’Oktober Fest. Mia madre mi impedì di andarci.
14 anni… Minc***. Mi avrebbero devastato sicuramente.
Non ho più rivisto, né sentito Janine per anni. Riuscii a scambiare qualche parola con lei, qualche anno più tardi…
Ma ormai ho perso tutto. Mail, foto e ricordi.
Mi piacerebbe tanto rivederla. Ormai avrà 28 anni, con una vita avviata e tanti ragazzi alle sue spalle. Forse si sarà sposata.
Faceva veramente paura.
Chissà adesso dove sarà Janine… Me lo chiedo spesso. Le avventure estive hanno un non so che di speciale.
Nascono, muoiono, e lasciano ricordi indelebili nella nostra memoria.
Una traccia che non potrà mai essere lavata via.
Lavata via con l’acqua. Quella stessa acqua che continuano a consumare a più non posso nei pub.
Pub come questo dove vedo solo cosce, rossetti e tet** senza senso.
Oggi sono stanco di questa merce di scambio. Domani sicuramente mi andrà bene.
Ma oggi, mi sento romantico…
La pinta ancora non è arrivata.
In Africa stanno ancora senz’acqua.
E Janine…
Chissà dove ca**o sta.
A volte mi manca quella magia estiva, che solo da minorenni si riesce ad apprezzare.
Mi manca la mia tedesca.
Della Germania, questa sera, c’è solo la birra.
Resto seduto a questo bancone per ricordare. Oggi l’alcool è malinconia.
“Barman! Facciamo sto primo giro…!”
E mi dimentico dell’acqua, dell’Africa e di quei baci in riva al mare.