Sala d’attesa – centro di radiologia ed ecografia.
Sono in fila, aspetto il mio turno. La stanza è molto affollata, e intorno a me pare si sia materializzata la fila dell’INPS.
Ci sono vari discorsi in atto.
Un padre parla di quanto siano cresciuti i suoi figli, una vecchietta spiega di come si sia fatta male la mano, una signora viene richiamata dalla segretaria dietro il bancone, e nel frattempo nella mia testa riesco a pensare solo a due cose: AIDS, TUMORE, AIDS, TUMORE, AIDS, TUMORE, AIDS, TUMORE…
Ho fatto l’errore di chiedere a Google che ca**o poteva essere la pallina che si è formata dietro la mia nuca, nascosta tra i capelli. A giudicare dai risultati di ricerca, la morte è certa.
Nella mia testa inizio a pensare a chi mi possa aver passato l’AIDS, o se le minc***te che penso ogni giorno, abbiano portato alla formazione di un tumore. Un eccesso di pensieri, diciamo così.
Inizio a pensare a quello che farei se dovessi accorgermi che manca poco alla fine della mia vita. Manderei a fan**lo l’università – sicuramente – poi il lavoro – sicuramente, e SICURAMENTE farei in modo da non lasciare un bel ricordo di me a tutte le persone che non sanno che in segreto, le odio profondamente.
Andrei lì a dire: “Senti, vaf****ulo tu e la tua vita di mer*a!”.
‘Na cosa del genere.
Inizio a pensare ai viaggi che farei, ai progetti a cui darei vita, e allo stesso tempo, se tu vorresti essere accanto a me in questo trip pre-morte.
Non ti sposerei, non ci farei manco un figlio con te, solo per non rovinarti la vita. Non ti lascerei mai in mezzo a un casino come “l’adolescenza di nostro figlio senza un padre”.
Ma sicuramente farei in modo da condividere insieme a te ogni singolo istante che avremmo potuto vivere, ma così non è stato, per colpa di un eccesso di pensieri nella mia testa, o per colpa dell’AIDS (che sicuramente, a questo punto, ti ho passato… O mi hai passato).
Non mi inca**erei se fosse colpa tua, perché sinceramente, non ci sarebbe niente da recriminarti. Sicuramente ti inca**eresti, se con te, fosse colpa mia. Mi sentirei malissimo.
Alla fine mi chiamano: “Sasso in ecografia”.
E mi alzo esclamando: “speriamo sia un bel maschietto”. Quanta ignoranza. Per me l’ecografia è sempre stato un discorso per sole donne, ma il bambino dietro la mia testa, ormai, ha bisogno di sapere il suo sesso.
Entro in questa stanza buia, dove il dottore cerca di mettermi a suo agio con la domanda: “perché pensa che sia una cisti sebacea?”
“In realtà, dottore, lo ha scritto il medico curante. Io penso sia Aids o tumore”
“Vediamo subito”
RISULTATO DELL’ESAME: un ca**o di niente.
[Firmato: Il dottore]
Alla fine… Non è niente. ‘Na pallina di grasso.
Quindi esco dalla stanza un po’ insoddisfatto.
Già mi ero affezionato alla mia vita “in fin di vita”.
Amareggiato prendo il risultato dell’ecografia…
Fan**lo palla di grasso! Già m’ero fatto ottanta mila film nella testa.
Ed esco fuori da questo ammasso di vecchietti che attendono in fila, augurandomi qualsiasi malattia terminale.
Basta poco, tipo il contatto con un ago infetto, e avrei la mia fo**uta scusa, per passare con te, ogni singolo momento fino alla fine dei miei giorni.
A questo punto, conviene che iniziamo da subito…
Senza aspettare malattie terminali o cose di questo tipo.
Effettivamente, con la morte ad un passo da noi sarebbe stato più emozionante, divertente.
Ma a questo punto, conviene farlo alla vecchia maniera.
Il solito posto lontano da tutti.
Nascosti.
Nel silenzio della notte,
sui sedili dell’auto…
E con l’ansia dei Carabinieri che ci possano trovare.
In fin dei conti, un po’ d’ansia…
Non ha mai fatto male a nessuno.