La pura realtà, forse è meglio distillarla

Freccia rossa.

Mi accorgo dopo 40 minuti che non ho alzato la testa dal cellulare manco un secondo.

Ok, ci provo.

Abbasso il telefono. 
Ahhh. Ecco qua.

Guardo un po’ fuori.

Che bel paesaggio.
Bello-bello-bello.

Alla fine sti cellulari ci stanno facendo perdere la bellezza della vi… Galleria.

Altra galleria. Galleria. Paesaggio. Galleria. Galleria. Galleria infinita.

Vabbè fanculo il finestrino. 
Guardiamo la gente.

Tante teste nei telefoni. 
Il tipo impegnato che parla di lavoro con gli auricolari. Quello che dorme. Il tipo che c’ha il giornale. Quello che scrive messaggini sorridendo.

E poi ci sono io che guardo la gente.

La cosa è inquietante. Immagina se sorridessi anche.

Beh, mo che cazzo faccio?

Vabbè la musica la posso mettere, cioè a finale pure prima con l’mp3 lo facevo. Non è una cosa brutta. Cioè sarei comunque una brava persona, basta che non guardo lo schermo quando cambio canzone.

Metto la musica. 
Ascolto – mi rilasso.

Ecco che riprende la fantasia. 
Ecco che inizio immaginare cose – inizio a viaggiare.

Via dal mio sediolino, via da questa noiosa posizione, sono già lontano – altrove.

Le parole prendono forma, si delineano, iniziano a danzare una dopo l’altra!

Allora si può essere liberi!!!

Si può tornare a sognare come da bambini!

Non siamo persi!

Basta l’immaginazione! 
Solo quella! 
La pura e magica immaginazione!

Lo dicevano pure i Bambini Sperduti nel film Hook Capitan Uncino!

Via la tecnologia, via il cellulare!!!

Sono libero!

Ah no…

Sono nelle note del cellulare.
E ho appena scritto questa storia.

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