Perdoname Madre por mi vida tecnologica

Wa, veramente.
Avete abboffato la wallera.

È francese.

Wallerà.

Significa praticamente: 
Che’ c’ata scassat o ca**.

Faccio un discorso che non farei, ma lo faccio perché c’è bisogno di farlo.

‘Sta storia che non vedete l’ora di pubblicare il post melodrammatico sui giorni nostri in cui la gente passa troppo tempo col telefono e non si parla più, e non si gioca più, e non si canta più, e non si mangia più, e non si scrive più, è veramente una rottura di cogl*oni.

Alla fine ci ho riflettuto, mi sono servite più sedute nel bagno ma alla fine sono arrivato ad avere un parere abbastanza chiaro sulla cosa:
Devo smetterla di occupare il bagno per ore con la scusa che voglio fare lo scrittore.

Ma a parte questo pensiero profondo, non posso fare a meno di pensare a quanto la tecnologia abbia avvicinato le persone e quanto queste paure del nuovo secolo non siano altro che il frutto della continua critica alla società moderna dove inesorabilmente si ricade nella solita risposta di sempre: “niente è più come prima”.

La fine, la morte, la distruzione, CATASTROFE.

I giovani d’oggi, i giovani d’oggi, i giovani d’oggi – il ritornello di ieri, di oggi e di domani.

Alla fine sta gente che dagli inizi dei tempi, parla delle nuove generazioni come il male sceso in terra. 
Poi le nuove generazioni crescono e parlano male delle nuovissime generazioni.
Poi le nuovissime generazioni crescono e votano Salvini. 
Poi le nuove nuovissime generazioni crescono e vedono il debito della Lega prorogato di altri 100 anni. 
Poi le nuovissime nuove generazioni crescono e parlano degli errori fatti dalle generazioni precedenti.
Per fortuna ho finito le idee e mi fermo qui con il gioco delle nuove generazioni.

Parliamo di tecnologia in maniera ignorante:

Cioè, siamo passati dalla carrozza alle macchine. Dai telegrammi alle mail. Dai piccioni viaggiatori a whatsapp. Dalle fotocopie della carta d’identità alle fotocopie della carta d’identità.

Cioè, stiamo avanti.

Non è che la tecnologia cambia quelle che sono le nostre normali azioni: 
le migliora, le velocizza.

Sicuramente bisogna stare a passo con i tempi e rivedere tutte le normative e aggiornarle, ma che ce frega a noi, ci penserà qualcun altro! 
[cit. Il Teatro degli Orrori]

E invece no. Noi ci teniamo a pubblicare il nostro parere (su Facebook) e a condividerlo (su WhatsApp) per far sapere a tutti che non bisogna essere davvero felici. Dobbiamo essere tristi.
Tecnologia: cattiva. Cacca.

Sta ‘sta foto che gira sempre, gente seduta a un tavolo che non parla ma che utilizza il telefono, gente con la capa nello smartphone sul treno, innamorati che non si baciano ma stanno con il cellulare in mano (per non usare la stessa parola ho scritto tre diversi sinonimi: telefono, smartphone e cellulare – questo lo sto scrivendo perché mi sembra una cosa importante da condividere).

Mo. Parliamoci chiaro.

Se ad una cena state con la capa sullo smartphone, ci sarà un motivo no?

Però rispondiamo insieme a questa domanda:

Quesito: perché tutte le persone sedute a un tavolo stanno utilizzando il telefono e un povero cristo gli fa la foto? 
Risposta 1:
Si stavano tutti chiaramente scassando le pal*e.

Risposta 2 – bonus: 
Chi ha scattato la foto voleva comunicare assolutamente questa cosa, ci teneva. Ma caro/a mio/a – non è colpa mia se tu sei seduto a un tavolo wallera dove avete già finito le cose da dire nel giro di un piatto di antipasti e 4 crocché da dividere. E poi soprattutto, la gente solitamente comunica anche quando sta utilizzando uno smartphone (messaggi, foto, giochi, ecc.), e se tu ti senti solo è semplicemente perché non hai nessuno da contattare, non hai nessun gioco che ti ha azzeccato e non stai cercando nessuna notizia importante in quel momento. Sei solo, fattene una ragione.

Il telefono ha permesso di mostrare chiaramente come lavora il cervello di una persona: se mi distraggo, è perché non sono interessato – o comunque – c’è qualcosa che preme tra i miei pensieri che mi porta inesorabilmente a perdere la concentrazione.

Non è cattiveria, non è egoismo: è a cap. E a cap, è na sfoglia e cipoll’.

Sicuramente la critica è importante… Ma fino a un certo punto.

Parliamo del treno.

Il treno.

Ma chi ca*z’ vo parlà con la gente alle 7 del mattino? 
Quante volte vi è capitato di acchiappare il conoscente di turno che vi obbliga a fare quattro chiacchiere non-sense?

Le frasi della morte sociale: tutto a posto? Che si dice? Tutto ok. Niente di che. Fa freddo/caldo oggi eh?

Il meteo – l’argomento più quotato tra i discorsi di circostanza dal 1200 a.c.

Cioè io a quell’ora voglio solo l’apocalisse con caffè, cornetto e sigaretta – non voglio comunicare.

Un tempo utilizzavo il mio bel mp3 – 10 anni prima la gente usava il walkman, 30 anni prima i fumetti, 40 anni prima i libri, il giornale, i graffiti, la finta morte, il sonno, cioè quante sfacc*mma di scuse ci dobbiamo inventare per poter dire: 
Wa fratè, statt’ nu poc’ zitt’!

Eh niente, questa è la situazione.

Nel caso tu non abbia niente da dire. 
Trova un modo per far riflettere le persone.

Ma devono stare male. Male.

La tecnologia fa schifo.

Meglio che lo scrivo su Facebook, 
perché con le prime 10 persone 
ho già finito i piccioni viaggiatori.

Mannaggia.

Mi tocca addestrarne altri 10.

Mannaggia.

Devo inviare la fotocopia della carta d’identità.

Ancora, sì, ancora.

Ancora, e per sempre.

Fotocopiane 10, vai Scriba vai. 
Scribi.

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