Visita moralistica – Denise Capuano

Ci risiamo. Eccomi qui. Sono nella sala d’attesa dell’oculista. Una sorta di stanza dello Spirito e del Tempo: guardo l’orologio. Le 17.40. Cazz ma quello dentro che sta facendo? Ancora non esce? Vabbuò. Guardo il muro, bianco, bianco panna. Anzi no secondo me è una nuance di bianco di cui si riforniscono solo i medici. “Scusi mi dà due fusti di bianco “sala d’attesa” ?”. Quel bianco che mette tristezza mista ad ansia. La tristansia. Un paio di quadri no-sense appesi, nun se capisce che sò. Non sono copie di opere celebri, no, non sono nemmeno di arte moderna o contemporanea, quella che tu non capisci perchè sei capra (capra! capra!) ma in fondo sai che un senso deve pur avercelo. No, no chist nun significano proprio niente. Sò brutt e bast. Riguardo l’orologio: le 17.41. Aeh. La vedo nera. Bene. Devo decidere cosa fare per ingannare il tempo. Mi tengo ben lontana da quelle riviste “Novella 2000” e “Donna” di venti anni fa sistemate sul tavolino basso proprio di fronte a me. La leggenda narra che il contatto, anche solo visivo, provoca l’immediato annullamento di tutti gli esami di fisica verbalizzati. Nun pazziamm. Allora che faccio? Quello che vuoi, ma mi raccomando, non ti azzardare a far cadere malauguratamente lo sguardo su quella signora nell’angolo. No. Lo sai che quello sta aspettando. Lo sai che non vede l’ora di mettere sotto te e gli altri poveri cristi in sala per vomitarvi addosso la storia dei suoi figli, di suo nipote che è un prodigio (sta in terza elementare e ha preso “Bravo +” al compito di disegno a meno libera) e il fatto che “aaaaah, c’amma fà, chest’è ‘a vecchiaia”. Signò tengo vinte anne e ce veco peggio ‘e vuje. 
Fai finta che stai col cellulare in mano. Dovrebbe essere una buona copertura.

“Certo ca vuje giuvane sempe cu sti cose mano state perdenn proprio ‘a capa”.

Oilloc, ‘o sapev. È partita.
Credevi di fare una cosa buona, e invece le hai fatto l’assist perfetto. Calma Denise, calma. Fingi di non aver sentito.

” ‘E tiempe mie scenneveme miezo ‘a via! ‘A gente ‘a guardavame ‘nfaccia, mica ‘ncoppa a Feissbuk!”

Certo che questa simpatica signora è una validissima candidata a sindaco di OvviamenteLand.

“Io nun capisco… Ma che fanno r’a matina ‘a sera? Niente? Perchè nun se trovano ‘na fatica?”

Okay, finora ti ho ignorato, ma adesso mi fai bruciare un po’ il mazzo. Vorresti risponderle. Vorresti dirle che non è vero, che tutti i giorni ti alzi e ti fai un culo così per cercare di apparare qualcosa di buono nella vita. Che di interessi ne tieni assai, ma proprio assai. Ma con chi ti metti a ragionare? Zitta, non fare la paladina della gioventù. Zitta.

“Po’ se allamentano che a 30 anne stanne ancora cu mammà e papà! Eeeeh, e io paaaago!!!”

Qualcuno mi lobotomizzi, vi prego.

“E chist è ‘o male minore eh! Nun parlamm r’o fatto che ormai tutte quante fumano, bevono e si droCano!”

Ormai ad ogni puttanata che spara mi arriva un gancio allo stomaco. Mi sento come Rocky sul ring.

“Tutte quante vanno dicendo che i giovani sono il nostro futuro, ma io penso ca si chesta è l’avviata nun ghiamme proprio a nisciuna parte.”

A questo punto mi alzo, prendo un kalashnikov e le sparo in testa. Denì ma che stai facendo? Lo sai che si pecca anche nei pensieri oltre che in parole, opere e omissioni. Vabbuò ma io sono atea. Tutto apposto. Sì ma l’omicidio comunque è reato. Statte ferma, resta assettata.

“È normale ca vengono l’immigrate e se pigliano tutt cose!”

Okay, basta, non ce la faccio più. Al prossimo colpo del “Tutti a casa loro” sarò KO.

“Capuano, è il suo turno.”

ADRIAAAAAANAAAAAAAAAAAAAA.

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